Se da una parte il testo di un fumetto deve avere, nella sua globalità, dialoghi concisi e facilmente comprensibili, battute dall’espressività immediata, dall’altra la parte grafica del testo (il lettering, appunto) deve essere chiara e leggibile sia per chi non sa ancora leggere speditamente (nel caso dei bambini in età scolare), sia per chi ha problemi visivi.
Per questo il lettering in stampatello è larghissimamente usato. Fino a qualche decennio fa, ad occuparsi di questo erano i calligrafi, che riempivano a mano le “nuvolette” bianche.
Il procedimento era questo: i disegnatori passavano le tavole ancora disegnate a matita ai calligrafi che provvedevano all’inserimento del lettering (realizzato a penna) e a circondarlo con una “nuvoletta” appropriata.
Naturalmente, chi disegna deve tenere conto, oggi come allora, dello spazio destinato alle nuvolette di testo. Con l’arrivo dei computer e dei programmi grafici molti problemi si sono risolti o notevolmente ridimensionati: oggi sono i disegnatori stessi che si scelgono i “font” per le loro creazioni e provvedono alla realizzazione del lettering giostrandosi con i livelli del programma grafico e sovrapponendo le nuvolette direttamente sui disegni finiti.
Anche l’aspetto colore è oggi facilmente gestibile con i programmi grafici. Nei fumetti moderni, le nuvolette non sempre hanno una forma arrotondata: non è raro vedere forme rettangolari, quadrate o perfino… assenti, che presentano solo le freccette che indicano da dove provengono le battute.