Stile molto legato alla cultura “mediterranea”, ha una diffusione limitata al di fuori dei confini nazionali anche a causa della lingua, poco conosciuta nel mondo.
Alcuni personaggi hanno avuto successo oltre frontiera in paesi molto lontani, ma solo attraverso traduzioni in francese o spagnolo.
Gli anni ’50 furono un periodo molto “fertile” per il fumetto: in Italia videro la luce personaggi come il mitico Tex Willer ispirato ai film western americani.
L’umorista Jacovitti provvide subito a crearne una parodia con i suoi Tex Revolver e soprattutto l’arcinoto Cocco Bill, personaggio conosciuto anche all’estero, nonché “testimonial” di “caroselli” pubblicitari.
I predecessori in assoluto degli attuali fumetti avventurosi italiani qui sopra illustrati, furono senza dubbio il grande Blek e Capitan Miki, nati negli anni ’50 dalla creatività di due autori che si celavano sotto la sigla “Essegiesse”. Questi due personaggi divennero subito gli eroi favoriti dei lettori di fumetti di avventura di tutte le età.
Gli anni ’60 segnarono la nascita dei primi “fumetti neri”, o “gialli” se preferite, di argomento poliziesco. Il primo fu naturalmente l’inimitabile Diabolik, creato dalle sorelle Giussani e disegnato da diversi artisti.
Accanto al fumetto poliziesco “serio” si sviluppò anche un tipo di avventura dai risvolti comici e grotteschi pur nell’ambito del giallo con tutti i suoi elementi classici. Nel 1968 nacque Alan Ford, creato dallo scrittore Max Bunker e dal disegnatore Magnus (al secolo Luciano Secchi e Roberto Raviola), protagonista assieme con il suo gruppo di scassatissimi investigatori.
Nel 1972 gli si affiancò Jonny Logan, di Garofalo e Cimpellin, anche questo a capo di un team di detective dalle dubbie qualità professionali. Per quanto simile ad Alan Ford, Jonny se ne distingueva nettamente, olte che per lo stile grafico, anche per le storie, infarcite anche di spunti satirici che facevano il verso alla società italiana degli anni ’70 sotto molti punti di vista.